Big data

Quando parliamo di Big Data, non parliamo di dati in senso tradizionale. Come suggerisce il nome, siamo in presenza di enormi quantità di dati, utili per comprendere meglio le relazioni tra specifici fenomeni e per prevederne l’andamento futuro.

La definizione più comune si basa su tre caratteristiche, le cosiddette tre “V”:

  • Volume
    La quantità di dati provenienti da diversi tipi di sorgenti. Il loro numero è talmente elevato, che si ha la possibilità di ottenerli e gestirli solo grazie al continuo progresso tecnologico e a una progressiva riduzione dei costi di archiviazione.
  • Varietà
    La tipologia estremamente varia di dati, che possono essere strutturati, semi strutturati, o non strutturati. Quest’ultimo è ad esempio il caso di audio, video, foto, ecc.
  • Velocità
    La rapidità con cui questi dati vengono ottenuti e resi disponibili.

Le più grandi aziende tecnologiche del mondo basano il loro successo sulla raccolta e l’analisi di Big data, che possono essere raccolti da un numero incredibilmente ampio di strumenti. Amazon analizza gli acquisti dei propri clienti per raccomandare ulteriori acquisti, Facebook studia il comportamento dei propri utenti per offrire agli inserzionisti pubblicità mirate, Google registra ogni singola ricerca, cronologia delle posizioni di Google Maps, attività legata a Gmail e a tutta lunga serie di servizi.

Ma i Big data non servono soltanto a “vendere meglio” un prodotto. Possono aiutare a prevedere eventi futuri sulla base delle colossali quantità di dati raccolte, per mezzo delle cosiddette analisi predittive. Ad esempio, aziende attive nel settore dell’energia possono prevedere quando aumenterà o diminuirà la domanda di elettricità studiando i dati raccolti in passato; speciali sensori su apparecchiature industriali possono aiutare a prevedere quando sarà necessaria la prossima manutenzione; o ancora, per arrivare a un esempio più familiare, raccogliere dati sul traffico di un comune turistico può aiutare a prevedere le congestioni stradali più critiche durante i momenti di alta stagione.

Esistono insomma un’infinità di ragioni per cui raccogliere dati è sempre meglio che basarsi esclusivamente sull’istinto. E più dati si hanno, più è probabile che le previsioni si rivelino precise.

In una società come la nostra, il futuro è di chi sa gestire il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile.